Nozze Blues

Testo di Luca Paoletti

Si dice che un giorno per le vie di manerbio si aggirasse un paninaro:
motorola in tasca, cinturone di “el charro”, passo da giaguaro.
Sorseggiava cubini nei locali di moda, guardandosi attorno distratto.
Fissava le donne diritte negli occhi con il tipico sguardo da matto

D’estate in villaggio, d’inverno in crocera,
a volte in mutande, a volte in abito da sera,
a volte dugongo a strisciare di soppiatto,
altre volte leone da camera da letto,
a volte pescatore con la camola in bocca,
prosciuga i laghetti se la trota non abbocca.
E’ proprio un bel tipo, con un solo difetto:
vota berlusconi, ma nessuno e’ perfetto.

Suona strano da dire, sembrerebbe uno scherzo, eppure qualcuno racconta
che non molto distante, o poco lontano, si aggirasse una strafiga bionda.
Bella come il sole, dolce come la luna, tutti i maschietti faceva impazzire,
che persino i ciechi guarivano di colpo soltanto per vederla passare.

Arrivava alle “Cupole” la domenica pomeriggio,
c’e poco da dire, sembrava un miraggio:
ricordo che un giorno il mio amico Giacomino,
detto anche damigiana perche’ beveva troppo vino,
svenne proprio ai suoi piedi dopo averle baciato la mano,
non a causa dell’alcool, ma inebriato dal suo profumo.
Insomma basta parole, avrete gia’ capito,
e’ una ragazza di quelle che ti tolgono il fiato.

“Evviva evviva gli sposi” grideremo brindando alla luna,
e “tanti auguri agli sposi di buona vita e di buona fortuna”.

E un dolce destino o un cupido ubriaco mise insieme i due piccioncini,
gia’ alla prima uscita su una monovolume sembravano due sposini.
Si fecero il nido in via Castelletto, stanchi della camporella al laghetto,
ed in breve tempo, senza troppi rimorsi, decisero di sposarsi.

Richieste in chiesa, in comune, corsi prematrimoniali:
nel retro parrocchia c’e’ una psicologa senza eguali.
Bomboniere, carte, timbri, inviti, documenti;
la chiesa, il ristorante, chiama gli amici, chiama i parenti.
Ed il prete li avverte, grattandosi la barba,
“imparatevi le orazioni, imparate come dio comanda”.
E tra mille dettagli, curati con parsimonia,
presto avanti tutti in chiesa, si dia il via alla cerimonia.

Adesso i due belli sono proprio sposati e gia’ in volo per le Maldive:
lo sposo in un mese prendera’ dieci chili con champagne e ostriche vive,
la sposa in spiaggia al riparo dal sole con un tanga color ocra,
ed in trenta notti di sesso sfrenato riscriveranno il kamasutra.

E al loro ritorno riprenderemo i festeggiamenti,
vivranno per sempre felici e contenti,
avranno venti figli e un cane di nome Wally,
un orso bruno, un leone, dei vicini molto belli,
un giardino tropicale per le ore di svago
e sul resto perdonate se rimango vago.
Qui finisce la mia canzone che in un giorno di festa
vi ha narrato la storia della bella e della bestia.

“Evviva evviva gli sposi” grideremo brindando alla luna,
e “tanti auguri agli sposi di buona vita e di buona fortuna”.