Bigio il Matto

Testo di Luca Paoletti

Mezzogiorno di fuoco per le vie del paese,
Bigio avanza deciso ubriaco da un mese.
Tra le mani ha una rosa, un sigaro, una viola.
Ripete all’infinito che il tempo fugge, vola.

Aveva 20 anni o qualcosa di meno,
per tutti in paese era bigio lo scemo.
Viveva di niente con un solo vestito,
solo quando pioveva piangeva disperato.
Un giorno nel saloon lo videro entrare,
dire allo sceriffo: “gringo dobbiam parlare,
odio la legge, non sopporto il potere,
domani in duello ti dovro’ ammazzare”.

Bigio si dondola sotto la veranda,
si dipinge sul petto un punto di domanda.
L’ansia lo prende proprio sul piu’ bello:
“senza la pistola come cazzo faccio il duello ?”.
Non si perde d’animo, c’e’ ancora speranza,
si fionda correndo dentro la sua stanza,
torna dopo un’ora con lo sguardo divertito
stringendo tra le mani uno schioppo arruginito.

Bigio, Bigio, Bigio…

Il giorno del duello adesso e’ arrivato,
tremano le vergini di tutto il creato.
Bigio si sveglia con l’amaro in bocca,
inizia a meditare una triste sconfitta.
Si alza dal letto e bestemmia in cinese,
da mano alla bottiglia di whisky irlandese,
poi allo specchio prova a fare il duro:
“attento pivello ti uccido di sicuro”.

Bigio, Bigio, Bigio…

Bigio spara per primo, lo sceriffo cade al suolo.
Bigio avanza di un passo, poi si ferma e si gratta il culo.
Sputa addosso al nemico, poi gli tende la mano,
“il colpo era a salve, ora dimmi chi e’ lo scemo”.